Scoprendo il sesso - il cugino

racconti erotici incesto

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    Mi chiamo Gianluca, ho 30 anni e sono originario di un paese del sud ma vivo vicino Milano ormai da tempo ed ultimamente ripenso e naturalmente dedico del tempo masturbandomi su dei fatti ed avvenimenti accaduti in passato. Avevo da poco compiuto 18anni e quindi, come tutti i ragazzi in piena adolescenza, scoprivo il sesso e tutte le sue sfaccettature. All’epoca ero spesso a casa di mia zia, lei bella donna sulla cinquantina, una quarta abbondante con seno un po’ calante, lievemente in carne. Insomma una vera matura. Mio zio lavorava nel commercio per cui molte volte non era in casa ed avevano due figli, Giovanni due anni più grande di me, sovrappeso, studiava economia; e Laura sette anni in più di me, ingegnere, una terza di seno, alta 170 cm, fidanzata ma una vera porca!

    Era un pomeriggio estivo di luglio, uno di quelli dove il calore veniva allietato dal ventilatore sparato sul petto. Ero andato al mare con i miei zii e dopo una mattinata abbastanza stancante fra tuffi e calci ad un pallone c’era il classico riposino post prandiale. Per tutti fuorché me e mio cugino, entrambi intenti a giocare alla play. Diverse volte lui ci aveva provato con me, tutti i ragazzi che stanno per scoprire la sessualità iniziano a farlo con amici o cugini che siano uomini o donne. Lui, probabilmente, ricercava in me quel piacere che non aveva ancora ricevuto da nessuna ragazza o ragazzo. Si parlava di sesso e di ragazze, io gli dicevo che ne avevo avuta qualcuna e lui insisteva poiché voleva sapere tutti i dettagli.

    - Allora com è andata? -
    - Benissimo, me l’ha ciucciato violentemente che ho terminato in bocca anche se lei ha subito sputato -

    breve frasi tipo questa e lui iniziava sempre a toccarsi il pantalone.

    - sai, vorrei ricevere anche io un pompino -
    - dovresti attendere quella giusta, ma la troverai -
    - be, potresti farmi vedere tu -
    In questa frase capii che voleva qualcosa di più da me, inizió a toccarmi sopra il pantalone, io ero immobile. Non avevo mai avuto rapporti gay né tantomeno rapporti con cugini. Il mio cazzo diventò barzotto quando dal pantalone passò alle mutande e dalle mutande la mia asta dagli umili 17 cm balzó fuori. Iniziò a baciarmi il collo, varie volte e provó anche sulle labbra ma non ci riuscii perché cercavo di evitare quel tipo di contatto.
    Gli dissi
    - e va bene, ti accontenterò -
    Avevo il cazzo in tiro e lui inizió a segarmelo velocemente. Non voleva succhiarmelo il bastardo ma voleva che lo facessi io a lui. Mi prese la testa e mi indirizzó verso il suo cazzone, più corto ma decisamente più largo del mio. Lo presi in bocca ed iniziai a succhiare, non l’avevo mai fatto. È stata una situazione abbastanza strana, sicuramente piacevole. Andavo su e giù sputando varie volte cercando di idratare il più possibile il membro. Lo segavo. Alternavo mani e bocca, me la cavavo.
    Dopo qualche minuto sentivo che stava per venire per cui mi spostai. Dissi
    - adesso tocca a te -
    lui si piego e me lo leccó a dovere per qualche minuto, non era bravissimo ma almeno non metteva i denti come aveva fatto qualcuna prima di lui, leccó il dito e mi massaggiava l’’ano
    Aveva strani pensieri? comunque una vera goduria
    A quell’età si sa, la resistenza è breve ma la cosa più eclatante e me ne accorsi solo mentre ero in piedi e lui in ginocchio era che avevamo lasciato la porta semiaperta. Era una di quelle porte a vetro di una volta dove si vede chi è fuori ma non si riesce a vedere chi è dentro.
    Dietro la porta c’era mia zia, lo capii perché la sagoma era la sua, probabilmente ci aveva visti ma non indugiava ad entrare anzi sembrava titubante.
    Io fra lo spaventato e l’incuriosito tentennai qualche secondo.
    Giovanni me lo ciucciava violentemente e al tempo stesso si segava così gli ho fatto segno di rivestirsi velocemente, non volevamo di certo farci scoprire per cui in una frazione di secondo ci siamo rimessi a giocare alla play.

    Dopo qualche minuto entró mia zia, lei mi guardava in un modo strano, io speravo che non ci avesse visto ma al tempo stesso la visione del figlio che lo ciucciava al nipote credevo che le potesse scatenare quella pulsione sessuale che probabilmente le mancava da un po’.

    -volete un caffe? -
    - va bene mamma - mio cugino si giró rosso in volto intento a giocare alla play ancora con il cazzo duro che cercava di nascondere cercando di essere più indifferente possibile
    - va bene zia, hai riposato? - tentai di sviare il discorso
    - sisi caro, ho riposato. C’è qualcuno che vuole anche un po’ di latte? -
    - no mamma - rispose mio cugino
    - un goccino lo gradirei - risposi
    - anche a me piace il latte, lo metterò anche io- e mentre mi guardava, si assicuró che suo figlio era girato verso lo schermo, ne bevve mezzo bicchiere facendolo cadere ai lati della bocca con fare da vera maiala.
    - Ops, mi sono sporcata anche la vestaglia, la toglierò con questo caldo-
    Aveva una veste da notte verde, la rimosse e rimase con reggiseno e mutande nero. Non riuscivo a schiodare gli occhi dalle tette.
    Bevve un altro sorso, aveva le labbra sporche di latte, se ne accorse ma le lasciò cosi appositamente.

    Quella immagine me lo fece diventare durissimo, i miei testicoli non ce la facevano dopo il pompino e quella vista ha esacerbato i miei istinti incestuosi. Dovevo necessariamente eiaculare.

    - Gianluca, andiamo di la che devo farti vedere il mio lavoro al pc?-
    Mi disse Giovanni
    - va bene - risposi

    Era una tattica.
    Lui, come me, doveva finire quello che avevamo iniziato, certo non aveva visto il mini show della madre ma era ancora arrapato
    Ebbe cura di chiudere la porta a chiave.

    Mi abbassó i pantaloni, si abbassó i suoi e ci segammo a vicenda, non potevamo fare altro, anzi dovevamo fare in fretta.
    Il primo a venire fui io sulle sue mani , ebbe cura di raccogliere la grande quantità di sperma e di spalmarselo come se fosse un scrub.
    Lui venne anche sulle mie mani poco dopo.
    Ci lavammo.
    Quella giornata finì
    Tornai a casa e me ne feci un’altra pensando a quello che era successo.
    Ma io meglio doveva ancora venire
     
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