Insegnare alla propria donna l’arte del pompino

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    La mia lei al tempo si chiamava Maria Grazia ed eravamo molto innamorati. Unica pecca, a letto era un po’ imbranata, soprattutto in una cosa molto importante per qualsiasi uomo come il pompino. Intendiamoci era volenterosa, era arrivata a dirmi una volta mentre viaggiavamo verso il mare che gradiva che io le dicessi ogni volta che desideravo un lavoro di bocca che lei me lo avrebbe fatto. Questo è già fondamentale, ma senza tecnica non si va da nessuna parte. Lei sapeva che dalle mie partner precedenti avevo già ricevuto succosi pompini e probabilmente si sentiva un po’ in competizione. La rassicurai: “Al momento cara non posso dire che tu sia una brava pompinara, ma se ti fidi di me ti insegnerò a diventarlo”. Insomma le proposi una specie di corso pratico sulla grande arte della fellatio. Come mossa speciale per invogliarla a darsi da fare cambiai il mio solito bagnoschiuma al pino silvestre con dei più appetitosi bagno schiuma al miele e al cioccolato. La lieve fragranza che restava dopo il lavaggio l’avrebbe sicuramente incentivata.
    1 LEZIONE
    La prima lezione la facemmo un sabato pomeriggio che eravamo tranquilli a casa. Lei era seduta sul divano a leggere ed io mi avvicinai e le accarezzai le spalle dandole un bacio appassionato in bocca e guardandola con desiderio. Il libro finì per terra e noi due avvinghiati sul divano a fare petting spinto. “Sei stupenda oggi, ti va di iniziare il tuo corso di pompini?” le sussurrai speranzoso. Mi guardò con un sorriso e annuì: “Ok sono pronta”. “Perfetto. Allora la prima lezione la potremmo chiamare L’avvicinamento all’obiettivo e vedrai che sarà facile e divertente”. Mi guardò arricciando il naso con un lieve rossore sulle guance: “Spero di diventare brava come le pornostar”. “Ma anche di più, fidati”. Ci spogliammo a vicenda e quando fummo nudi le dissi: “Accarezzami il petto e poi con le mani scendi lentamente verso il cazzo”. Eseguì con una dolcezza infinita. “Bene, ora accarezza il cazzo e prendilo in mano”. Eseguì senza problemi e con una buona dose di malizia nello sguardo che mi fece ben sperare. “Brava, ora segami lentamente su e giù con la mano. Mentre lo fai ricordati sempre di guardare un po’ il cazzo e un po' i miei occhi”. La golosona mentre mi guardava il cazzo si leccava le labbra. “Brava tesoro, ora accoccolati tra le mie gambe”. Prese posizione guardandomi come una cagnetta che aspetta l’osso. “Adesso leccamelo lentamente dalle palle alla punta, come fosse un gelato”. La sua lingua mi percorse calda e vellutata. “Ora con la punta della lingua solletica la punta della cappella e poi passala tutto intorno alla cappella”. Eseguì in modo perfetto. Era una pompinara nata. “Guardami sempre mentre mi spompini”. I suoi occhi da gatta in calore fissarono i miei. “Voglio il tuo cazzo” disse ormai lanciata. “Ok allora prendi in bocca la cappella e succhiala come la tettarella di un biberon”. Lo fece mandandomi in visibilio. “Bene ora usiamo la saliva che è importantissima nel pompino. Sputa sul mio cazzo”. Mi guardò interrogativa ma poi si convinse. La feci sputare altre due volte dopodichè, raccolta abbastanza saliva gliela feci spalmare con la mano su tutta la lunghezza del mio attrezzo, dalla punta ai coglioni. “Ora prova a prenderlo in bocca più a fondo che riesci”. Volenterosa spalancò la bocca e riuscì ad accogliere metà cazzo più o meno. “Bene sputa ancora e poi prova ad andare più giù”. Obbedì e arrivò a tre quarti ma ebbe un conato di vomito. “Fermati, respira. Dai che impari a fare la gola profonda”. A furia di sputi e impegno finalmente riuscì ad accogliere il mio uccello in gola quasi fino alle palle. “Per oggi va bene così, fermati un attimo e guardami”. Aveva gli occhi rossi per lo sforzo di prenderlo in gola ma sembrava soddisfatta. “Okay, ora altre due cose importanti poi per oggi direi che abbiamo finito. La prima prendi il cazzo in bocca di storto, cioè fattelo andare nella guancia e guardami”. Vederla con la bocca piena di cazzo era una goduria. “Bravissima, ora leccami i coglioni e poi prendili in bocca uno alla volta e succhiali”. Per lei era una novità assoluta ma eseguì con molto impegno. “Bene, ora il finale: metti la testa un po’ all’indietro, apri la bocca e allunga la lingua. Ti avverto che un buon pompino richiede che il finale sia in faccia”. Mi guardò leggermente timorosa ma quello sguardo non fece che aumentare la mia eccitazione. Per essere sicuro di fare un buon lavoro mi alzai in piedi e mi segai a tutta velocità puntando la cappella verso la sua fronte. In due minuti venni copiosamente colpendola in fronte, negli occhi e sulle guance. “Ahi brucia negli occhi!” protestò debolmente. “No no sei perfetta così, aspetta che prendo il telefono.” “Non vorrai mica fotografarmi?”. “Ovviamente sì, foto rigorosamente privata. Sorridi”. Sorrise con la faccia che colava sperma da tutte le parti. “Brava, la prossima lezione affiniamo quello che abbiamo imparato e ti insegno un altro paio di trucchetti per farmi impazzire”. Maria Grazia mi guardò rossa in viso ma sorridendo mormorò: “Non vedo l’ora”.
     
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