BAGNATA DA UNA PIOGGIA FATTA DI PECCATO.

racconti erotici vita vissuta

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    Figon Member

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    Sapevo già che avrei fatto meglio a non dirle nulla, quando vidi la mia ragazza sorridermi uscendo dal bagno della camera d'albergo capii subito a che gioco volesse giocare.
    Aveva indossato un elegante camicione di raso bianco, un paio di splendide Manolo Blahnik anch'esse bianche con una bordatura nera ed una fantasia floreale in pizzo.
    La cintura che aveva allacciato in vita era l'ultimo dei tre indumenti che aveva deciso di indossare.
    Penso' per un attimo alla borsa poi decise che i soldi non le servivano ed i documenti avrei tranquillamente potuto tenerglieli io.
    Mentre facevamo colazione mi resi conto di quanto oscena fosse la sua tenuta.
    Dopo essersi seduta di fianco a me il camicione risali' vertiginosamente.
    Le cosce erano completamente scoperte, nascoste alla vista del cameriere solo dalla tovaglia, mentre la scollatura si era aperta mostrando sfrontatamente un capezzolo.
    Nicol si godette tutto il mio imbarazzo e la mia gelosia, il movimento scoordinato e spudorato con cui si alzò dal tavolo fu il preambolo di ciò che la mia giornata sarebbe stata.
    Spinse all'infuori le splendide gambe abbronzate, assicurandosi che un corpulento turista al tavolo di fianco si fosse accorto di lei e le spalancò oscenamente, dandogli il tempo di godersi il pube completamente depilato, coperto solo dal perizoma trasparente.
    Alzandosi si girò di schiena mentre il camicione faticava a ricoprire completamente le sue giovani natiche.
    Si tirò giù il tessuto con studiata indifferenza e mi sorrise
    "Niente taxi ho visto che il cenacolo è a solo quattro fermate di metro da qui, non la ho mai presa e sono curiosa di provare"
    Studiavamo entrambi all'ultimo anno di università, conoscevo quanto la biondissima monella fosse perversa ed esibizionista perché ormai ci frequentavamo da tre anni.
    La sua voglia di apparire e andare contro le convenzioni era frutto forse della rigida educazione da "famiglia bene" di provincia dove era cresciuta o più probabilmente era proprio il piacere perverso che provava nel vedere i maschi desiderare di usarla come carne da macello in cui svuotarsi i testicoli.
    La metro era pienissima, l'odore dei corpi ed i profumi che si intrecciavano in un cocktail dolciastro mi nauseavano o forse quella sensazione era solo un riflesso per quello che i miei occhi stavano vedendo.
    Nicol si era posizionata vicino ad un gruppetto di operai addetti alla manutenzione vestiti con delle sudice tute bluastre.
    Dal loro accento i quattro dovevano essere stranieri e all'incirca avevano l'incarnato e il colore dei capelli che mi fece pensare fossero degli slavi poco più che trentenni.
    Il camicione della mia ragazza si alzava in modo sempre più sconcio mentre gli scossoni della metropolitana la spingevano a turno contro il corpo di uno o dell'altro.
    Le porte si aprirono e sali' ancora più gente, mi alzai in punta di piedi per osservare meglio, la mano di uno di loro le si era infilata tra le cosce ma la cosa parve solo farle piacere.
    Nicol si strusciava contro i corpi eccitati degli slavi mentre capii che si stavano dicendo qualcosa di cui non capivo il significato.
    Stavano "servendosi" della mia donna con il passare delle fermate le loro mani si facevano più audaci e il culo di Nicol si muoveva a cercare la rigidità dei loro sessi che stavano esplodendo sotto il tessuto delle tute
    Alla nostra fermata le faci cenno di scendere, ma lei rispose scuotendo il capo mentre una mano le stava ormai chiaramente strizzando un seno.
    Scendemmo tre fermate dopo, tre fermate di supplizio in cui ebbi una poltrona in prima fila sull' antipasto che una femmina in calore stava dando a quelli sarebbero stati lo strumento del suo perverso piacere.
    Scendemmo tutti assieme ad una fermata poco secondaria dove c'era un bar malfamato poco fuori dai tornelli.
    Ormai li aveva dietro e parlava con loro in tono rilassato e sensuale, continuai a seguirli tenendo qualche passo di distanza che comunque non era sufficiente ad impedirmi di sentire le risate rivolte nei miei confronti.
    Ci sedemmo ad un tavolo illuminato dalla luce innaturale dei neon he ogni tanto sfarfallavano impercettibilmente, ordinai un caffè mentre gli altri presero delle birre che il gestore cinese del locale ci porto' senza troppa fretta, nonostante il locale fosse praticamente vuoto.
    Nicol chiese dove fosse il bagno, ormai c'eravamo, sapevo come sarebbe andata a finire la cosa e tirai fuori una scatola già aperta di profilattici mentre i quattro decidevano chi doveva chiamarmela per primo.

    Vidi Nicol alzarsi e dirigersi verso il bagno, distolsi lo sguardo e cercai di pensare ad altro mentre l'eccitazione colpevolmente mi induriva il cazzo.
    La vidi riapparire dopo pochi istanti sulla porta dei servizi con l'energumeno alle sue spalle che le stava languidamente baciando il collo, mentre con una mano le aveva già abbassato le mutandine sulle ginocchia.
    "Amore la porta non sta chiusa...dovresti venire a tenermela"
    Voleva sentire la mia eccitazione ed il mio imbarazzo a pochi centimetri da lei mentre la prendevano, non risposi null'altro e ubbidii.
    Il bagno era angusto, una stanzetta con il lavandino ed un unico servizio la cui porta era stata sfondata con un calcio da chissà chi.
    Vidi la porta chiudersi davanti a me mentre il viso della mia donna era incendiato dalla voglia di carne, mi appoggiai con due mani e dopo pochi istanti senza ne preliminari ne altro sentii che la stava sbattendo proprio appoggiata alla porta.
    Le botte che le dava facevano oscillare la sottile struttura di plastica, presto furono accompagnate da versi rochi e gemiti sommessi.
    " Si, dai che godo...più fooorteeee!!!"
    Ormai Nicol era partita e dovetti fare pressione con tutta la mia forza per evitare che le bordate con cui la stava scopando facessero aprire la porta.
    Un verso roco ed un "puttana!" sbiascicato con disprezzo mi fecero capire che il primo slavo si era "scaricato".
    Cercai di assumere un espressione neutra mentre la porta si aprì e il tizio mi passo' davanti andandosi a sciacquare il cazzo nel lavandino.
    Del profilattico nessuna traccia, il cazzo era largo e venoso completamente imbrattato di umori e sborra.
    Dentro il cesso Nicol era quasi nuda, il vestito arrotolato sotto le ascelle con i seni arrossati dalle dita dell'uomo in vista e il trucco completamente fatto.
    "Chiama gli altri tre, e digli che li faccio assieme..."
    Ubbidii umiliato e con un filo di voce, il bagno era troppo piccolo, si mise a cosce aperte con le mani sul lavandino mentre le sei mani saggiavano la consistenza della sua giovane carne.
    "Guarda fuori che non arrivi nessuno cornuto!"
    Me lo disse con voce calma e autoritaria mentre il primo le si era posizionato dietro e le leccava la fica già fradicia per l'eccitazione.
    "Ingoia tutto puttana!"
    Non potevo vedere il viso perché uno dei tre si era messo di fianco per farsi sbocchinare, la monta fu selvaggia e rapida, come si trattasse di animali che stavano coprendo la loro femmina.
    Le sia alternarono dietro tenendola per i fianchi o per i capelli ricoprendola di insulti e schiaffi sul sedere.
    "Inculami ti prego...rompimi il culo!"
    Il terzo la accontento' sborrando con un urlo bestiale, ad uno ad uno dopo esservi svuotati i coglioni nella mia donna se ne andarono senza degnarci nemmeno di uno sguardo.
    "Ora riportami in albergo amore, voglio sentire che lo infili bagnandolo nei loro umori...
    Ma prima puliscimi bene!"
    Fiotti biancastri del loro piacere le imbrattavano le splendide natiche sode e del liquido le stava colando lungo le cosce.
    Quando il padrone del bar si affacciò per cacciarci con aria scocciata mi sorprese accosciato dietro di lei con la lingua infilata nella sua figa, mentre le stavo facendo il più perverso bidet della mia vita..
     
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