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Era una caldissima mattina d'estate. All'aeroporto c'era molta gente e alla biglietteria si era formata una lunghissima fila, simile ad un enorme e sudato serpente. Tutti aspettavano il loro turno con rassegnazione. Tutti ad eccezione di una ragazza, tanto bella quanto appariscente, e pretese di passare davanti a tutti. Aveva dei lineamenti del viso perfetti, un po truccata, con addosso una t-shirt dai colori lucenti e vispi. Nonostante i ripetuti lamenti da parte delle persone in fila, lei continuiva a proseguire tra la folla, urtando contro tutti, fino ad arrivare alla biglietteria.
"Buongiorno, un biglietto per Los Angeles." disse l'appariscente ragazza. Mentre aspettava che il bigliettaio avesse concluso il suo dovere, il suo sguardo si posò su un uomo dal sorriso smagliante che, accorgendosi di essere osservato, non potè fare a meno di mostrare quel suo sorriso perfetto alla ragazza, che ricambiò molto volentieri. Qualche secondo più tardi venne però interrota dal bigliettaio, e le disse che il volo per Los Angeles sarebbe partito alle 11:15, e le porse il biglietto. La ragazza posò lo sguardo sul suo orologio: mancava poco più di un'ora. Decide di passare il tempo in un bar e prendersi un bel cocktail. Mentre si incamminava al bar notò, malvolontieri, che vi era una gran folla dirigersi a tutto spiano verso il bar. Rassegnata, decise di gettarsi nella mischia. Nel cercare di andare avanti, la ragazza urtò involontariamente contro due persone. Alzò lo sguardo e vide una donna bassa e sù di peso, con un ridicolo cappellino in testa, ed una gonna grigia e trascurata. Sarebbe sembrata una donna trasandata , se non fosse stato per la sua splendida borsetta che solo Dio sapeva quanto valesse.
"Non potrebbe stare più attenta, signorina?" le ringhiò la donna. "Manco l'avessi fatto apposta." gli rispose indifferente la ragazza.
"In effetti, con questa folla, può capitare a chiunque!" disse una voce maschile. Fu in quel momento che la ragazza si accorse di quell'uomo. Era lo stesso tipo incontrato pochi minuti prima con cui aveva scambiato un sorriso, mentre era in biglietteria.
"Ha proprio ragione, sa?" gli disse la ragazza con un sorriso a 32 denti.
Superata la folla, i 3 si separarono, e la ragazza riuscì a trovare per miracolo un posto a sedere. Mentre aspettava di essere servita da qualche cameriere, non potè far altro che osservare di nuovo l'enorme massa di gente che si dirigeva in sala d'attesa. I suoi pensieri e i suoi sguardi vennero interrotti d'improvviso da qualcuno che la stava strattonando da dietro. "Signorina, le dovrei parlare un minuto.." disse una voce di un uomo.
Si girò e vide un poliziotto, accompagnato da niente meno che la donna con cui aveva urtato poco prima.
"Qualche problema, agente?"gli rispose la ragazza indifferente come sempre. "Meno chiacchiere e tiri fuori il portafoglio della qui presente signora."
"Mi scusi?" gli disse esterrefatta la ragazza.
"Due testimoni hanno affermato che poco tempo fa lei e codesta signora vi siete incontrate, e da quel momento il suo portafoglio è magicamente sparito."
"Non so di cosa sta parlando, agente. Non ho rubato proprio niente." e detto questo la ragazza gli mostrò la sua borsettina, contenente solamente i suoi effetti personali.
"Potrebbe averlo nascosto dentro la valigia, agente!" insistì la donna, che ormai era diventata di un rosso furente.
"Lo escludo, nessuna persona in atto di rapimento nasconderebbe in posti così banali cose di questo tipo. Inoltre ero presente anche io allo scontro, come lei sa, e non mi è proprio sembrato di vedere la qui presente signorina con in un mano un portafoglio rubato." disse la voce di un uomo alle sue spalle: era l'uomo con cui si erano scontrati poco prima.
"Non si sa mai.." protestò il poliziotto, cominciando a rovistare dentro la valigia. "...non c'è niente qui dentro, mi dispiace per il disturbo signorina." così il poliziotto e la donna (rivolgendo alla ragazza uno sguardo severo) se ne andarono.
"Grazie.." disse la ragazza all'uomo.
"Si figuri. Lasci fare pure a me!" disse l'uomo aiutando la ragazza a mettere tutto a posto in valigia. E lo fece egregiamente, notò la ragazza.
Vedendo lo sguardo stupefatto della ragazza, l'uomo disse:" Sa, sono uno stilista, e non posso che avere un certo talento per queste cose" disse sorridendo di nuovo l'uomo.
Detto questo l'uomo si congedò, facendo l'occhiolino alla ragazza.
Qualche minuto più tardi la ragazza guardò l'orologio e fece un sobbalzo scoprendo che mancava poco più di mezz'ora al voto. La ragazza riaprì la valigia per controllare di aver preso tutto, finchè vide una cosa che la fece rimanere a bocca aperta: il portafoglio rubato.
E fu allora che tutto divenne più chiaro: era stata incastrata sotto il suo stesso naso.
Non sapeva cosa fare, se andare a consegnare il portafoglio alla proprietaria, dichiarandosi responsabile del furto indirettamente, o gettarlo semplicemente via. La ragazza tirò fuori il portafoglio ed estratte la carta d'identità: corrispondeva semplicemente alla donna.
Mentre era immersa in mille pensieri, una voce grido: "Lo sapevo!!! Al ladro! Al ladro! Qualcuno fermi quella donna!" disse la voce di colei che era stata derubata.
Mentre la donna e il poliziotto rientravano di corsa dentro il bar, la ragazza vide, furente di rabbia, lo stilista rivolgerli un sorriso beffardo, con il suo solito occhiolino.
E così la dona dovette rinunciare al volo per Los Angeles, e nelle settimane a venire, se la passò molto male. Dovette inoltre pagare una grossa multa, dovette scusarsi con la donna per il "furto" da lei commesso. Ma la cosa che la irritava di più era il fatto di essere stata presa letteralmente in giro.
Quel giorno non lo dimenticherà facilmente, e da quel momento in poi nessuna persona avrebbe mai meritato la sua fiducia.
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Racconto: "Il Furto" |
