ITALIANO : La punteggiatura

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    La punteggiatura è quell'insieme di simboli grafici convenzionali, detti segni di punteggiatura o d'interpunzione, che vengono usati nella forma scritta. Servono a conferire tonalità ed espressione al testo e svolgono i compiti: pausativo, sintattico ed espressivo. Essi sono indispensabili per la corretta lettura dei testi e ne facilitano la comprensione.

    IL PUNTO

    Il punto fermo, detto anche semplicemente punto, è un segno di interpunzione molto utilizzato in grammatica; esso consiste in una singola traccia d'inchiostro su di un foglio di carta. Nella lettura esso corrisponde alla più lunga pausa esistente, pari solo a quella del punto interrogativo e del punto esclamativo.

    LA VIRGOLA

    La virgola è uno dei segni di interpunzione più adoperati dalle tipografie. Essa appare graficamente come un punto fermo allungato verso la direzione in basso a sinistra. Il suo nome viene dal latino virgula,-ae, che significa "bastoncino, piccola verga": la denominazione rimanda chiaramente alla forma che essa possiede anche nei testi attuali. Essendo il più breve segno di pausa, essa corrisponde nella lettura ad un minutissimo intervallo della voce.

    La virgola viene usata per:

    -Dividere elementi in una lista
    -Dividere le proposizioni
    -Dopo le espressioni Si e No
    -Viene usata dopo le frasi introduttive: Visto che è tardi, me ne andrò a dormire.
    -La virgola va usata anche dopo le interiezioni (Ehi, dico a te!), dopo le esortazioni (Ti prego, scrivimi ogni tanto) e dopo i vocativi (Andrea, ricordati le chiavi di casa!).
    -La virgola si usa anche per separare le frasi incidentali (Mario rispose, senza alcun dubbio, che era pronto per l'incarico) e le apposizioni (Giacomo Leopardi, famoso poeta italiano, è nato a Recanati).

    La virgola fa anche cambiare il significato di alcune frasi, infatti la sua posizione è rilevante per il significato della frase; ad esempio:
    Mentre Luca salta, un ostacolo cade (questa frase significa che mentre Luca salta, l'ostacolo è caduto al suo passaggio).
    Mentre Luca salta un ostacolo, cade (questa frase, invece, significa che Luca mentre saltava è caduto a terra).


    PUNTO E VIRGOLA


    Il punto e virgola è un segno di interpunzione formato dalla congiunzione di un punto e di una virgola posti graficamente in verticale l'uno sopra l'altro; nella lettura, corrisponde ad una pausa di valore intermedio tra quella più lunga del punto fermo e quella breve della virgola. È particolarmente diffuso nella lingua italiana, ma viene usato, anche se più raramente, anche in diverse lingue straniere.

    DUE PUNTI
    La pausa corrispondente, nella lettura, a tale simbolo risulta essere intermedia tra quella del punto fermo e quella della virgola, dunque esattamente identica all'intervallo associato al punto e virgola. L'etimologia del termine indicante il suddetto carattere è piuttosto semplice: il nome rimanda direttamente, infatti, alla forma del simbolo.


    -i due punti, come si può notare in questo testo, possono precedere una lista numerata o dotata di punti elenco;
    -sono inoltre in grado di <b>sostituirsi ad una congiunzione di tipo causale>, trasformando in una coordinata alla reggente quella che precedentemente poteva essere considerata una subordinata, come nell'esempio seguente (in cui sono stati evidenziati i due punti e la congiunzione cui si sostituiscono):
    Oggi non uscirò di casa, perché temo che si possa scatenare un temporale
    Oggi non uscirò di casa: temo che si possa scatenare un temporale
    frequentemente, sia nei copioni teatrali che in romanzi, racconti ed altri testi di narrativa, i -due punti sono adoperati per <i>introdurre il discorso diretto
    , mentre non sono utilizzati nel caso di discorsi indiretti; i successivi sono esempi dell'uno e dell'altro caso:
    discorso indiretto: Mario disse che Lucia era davvero simpatica.
    discorso diretto: Mario disse: «Lucia è davvero simpatica».

    PUNTO ESCLAMATIVO
    Il punto esclamativo, noto in passato anche come punto ammirativo, è uno dei diversi segni di interpunzione adoperati nella scrittura, dopo un'interiezione o dopo appunto un'esclamazione (tono enfatizzante di sorpresa), per indicare forti sensazioni o grida; spesso caratterizza la fine di una frase. Ad esempio: "Attenzione!". Esso indica un intervallo simile a quello del normale punto fermo.

    PUNTO INTERROGATIVO
    Il punto interrogativo, o punto di domanda, è un comune segno tipografico di punteggiatura; esso è graficamente formato da un ricciolo con avvolgimento antiorario soprastante verticalmente un punto: ?. Nella lettura esso corrisponde a un'intonazione ascendente, di domanda o richiesta.

    La storia del punto interrogativo in sintesi
    In greco antico, la funzione di contrassegnare una domanda, espressa oggi col punto interrogativo, era demandata a un punto e virgola ";" (Ερωτηματικό). Nel corso dei secoli tale convenzione decadde, e per tutta l'età antica non si usarono segni particolari per esprimere l'intonazione interrogativa. Il punto interrogativo vero e proprio nacque nel Medioevo, all'epoca dei monaci copisti: essi infatti solevano, per indicare le domande, scrivere alla fine delle frasi la sigla qo, che stava per quaestio (dal latino, domanda). Per evitare di confondere questa sigla con altre, in seguito cominciarono a scrivere le due lettere che la componevano, l'una sull'altra e a stilizzarle, mutando la Q in un ricciolo e la O in un punto, dando così vita al punto di domanda (?) come lo conosciamo.
    http://upload.wikimedia.org/wikipedia/comm...px-Quaestio.png


    PUNTI DI SOSPENSIONE
    I punti (o puntini, o puntolini) di sospensione, anche chiamati puntini sospensivi o (nel parlato) tre puntini, sono un segno di punteggiatura costituito graficamente da un gruppo di tre punti consecutivi scritti orizzontalmente. Si tratta di un segno di pausa e quindi nella lettura corrisponde a un intervallo fonetico paragonabile a quello di una virgola.
    I punti di sospensione sono quasi sempre in numero di tre, sia che si trovino alla fine, all'inizio o all'interno di un periodo.

    --Segnalano una "sospensione" nel discorso (da cui il nome), come una frase non conclusa, un'esitazione o un accenno lasciato volutamente indefinito (figura retorica dell'ellissi). Sono utilizzati anche per riprodurre l'andamento spezzato ricco di pause della lingua parlata.[1] Sono attaccati alla parola che li precede e sono seguiti sempre da uno spazio a meno che il carattere successivo non sia una parentesi di chiusura o un punto interrogativo. Se posti alla fine di una frase si riprende con la lettera maiuscola. Esempi:
    «Andammo a cena insieme e poi…»
    «Ella è… non è…» (Dante, Divina commedia)
    --Segnalano anche la "sospensione" di una parola che pronunciata per esteso risulterebbe volgare, di turpiloquio o una imprecazione. In questo caso i puntini sono attaccati alla parte antecedente o seguente del termine. Esempi:
    "…zzo"
    "vaff…"
    "acc…"
    --I punti sospensivi si scrivono preceduti e seguiti da spazi se sostituiscono del testo, quale, ad esempio, una parola o un paragrafo. Ad esempio: «Per il campeggio occorrono tenda, sacco a pelo, fornello da campo, … e tutto quanto rende agevole il soggiorno nella natura.»
    --Se sono soli in una frase, i punti di sospensione indicano sorpresa e stupore: non è raro trovare questo utilizzo nei romanzi e nelle opere di narrativa in genere.

    VIRGOLETTE
    Le virgolette sono un segno tipografico usato per contraddistinguere una parola o una frase come citazione, discorso diretto, per evidenziarne la natura gergale, tecnica, metaforica o dialettale, o per parole e frasi straniere non ancora entrate nell'uso comune della lingua. Si usano sempre in coppia, in modo analogo alle parentesi, e perciò compaiono anch'esse sempre come "aperte" e "chiuse" ripettivamente prima e dopo la parola o la frase di pertinenza.
    Ve ne sono di tre tipi:
    virgolette alte semplici o singoli apici (‘ ’)
    virgolette alte doppie o doppi apici (“ ”)
    caporali (« ») dette anche sergenti (entrambi i termini alludono alla somiglianza con gli scaglioni che contraddistinguono i rispettivi gradi militari).
    In informatica, nessuna di queste coppie di caratteri è presente come tale nelle tastiere italiane, le quali dispongono solo delle virgolette "indifferenziate" (cioè senza distinzione tra aperta e chiusa) a uno (') e due apici (") e la prima coincide con l'apostrofo.
    I sistemi operativi che supportano Unicode (tra cui Linux, Mac OS X e Windows XP e successivi) permettono di inserire i caratteri speciali con delle sequenze di tasti o cambiando la mappatura della tastiera, e molti programmi sono in grado di prevedere quale tipo di virgolette occorra a seconda dei casi (es. l'opzione "virgolette intelligenti" di molti programmi di scrittura).
    L'uso dei caporali (« ») è andato via via diminuendo con l'avvento del desktop publishing negli anni ottanta, in quanto nelle prime versioni dei programmi (in realtà fino a tutti gli anni novanta) non erano presenti i caratteri adeguati: un semplice segno di doppio apice ( " ) sostituiva tutti i tipi doppi (sia aperti che chiusi) e il segno di secondo, mentre l'apice singolo ( ' ) sostituiva l'apostrofo, entrambi gli apici singoli (aperto e chiuso) e anche il segno di primo.

    BARRA SLASH
    La barra, o sbarra (detta talvolta slash /slæʃ/, che è il suo nome inglese), è un carattere tipografico.
    Graficamente consiste in un piccolo segmento, inclinato dal basso a sinistra verso l'alto a destra. Si differenzia dalla barra inversa proprio per il suo orientamento, che è speculare rispetto a quest'ultima.

    LE PARENTESI

    Le parentesi (dal greco παρένθησις parènthesis, a sua volta derivante dal verbo παρεντίθημι parentìthemi che vuol dire frappongo) sono una serie di simboli tipografici che servono a contenere altri caratteri; di ognuna esiste una versione di apertura ed una di chiusura: la prima è generalmente un'immagine dotata di convessità verso sinistra, mentre la seconda la possiede generalmente a destra. Nella lettura italiana esse non devono essere pronunciate, se non tramite la locuzione "tra parentesi"; in matematica invece si suole leggerle dicendo i loro nomi.

    Le parentesi più adoperate sono quelle tonde ( ), chiamate così per la loro forma curvilinea. In italiano, esse indicano la presenza di una proposizione all'interno di un periodo legata ad esso solo a livello concettuale e non grammaticale; un esempio è la frase: La scala Kelvin (K, un'invenzione di Lord Kelvin) è l'unica a essere assoluta e non arbitraria. Sono pure usate quando, in un testo, si inserisce una nota dell'autore esterna alla logica grammaticale dello scritto ma inerente al suo significato:L'Italia (il mio Paese di nascita) è un paese meraviglioso, in questo caso però sono molto più frequenti le virgole: L'Italia, il mio Paese di nascita, è un paese meraviglioso.
     
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