Le malattie a trasmissione sessuale [Sintomi Diagnosi Cure]

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  1. <kikkina>
     
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    Cosa sono?

    Sono malattie che vengono trasmesse da una persona all'altra prevalentemente per contatto sessuale. Vengono anche chiamate infezioni genito-urinarie perché colpiscono la zona genitale e le vie urinarie (vescica e uretra).
    Sono causate da batteri, virus o piccoli parassiti, tutte forme di vita microscopiche, accomunate sotto il termine generico di germi o microrganismi.
    Oltre alla sifilide (o lue) e alla gonorrea (o blenorragia, ''scolo''), le più conosciute sono:
    le infezioni da Candida (candidosi)
    le infezioni da Trichomonas (tricomoniasi)
    le infezioni da Chlamydia
    le infezioni da Herpes genitale
    le vaginosi batteriche
    le uretriti non gonococciche
    i condilomi (creste di gallo)
    l'AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita)
    l'epatite B

    Come si trasmettono?

    I germi responsabili di queste infezioni passano da un soggetto all'altro prevalentemente attraverso un contatto sessuale. I microrganismi che causano queste malattie infatti vivono e si moltiplicano generalmente nel corpo umano e muoiono rapidamente all'esterno. Per alcune malattie (es. condilomi) tuttavia non è possibile escludere a priori che il contagio possa avvenire anche condividendo biancheria o oggetti intimi. Non si corre alcun rischio invece frequentando piscine o utilizzando servizi igienici pubblici.
    Il contagio non avviene solamente nel corso di un rapporto completo, quando cioè l'organo maschile (pene) viene a contatto con le parti interne (mucose) dell'apparato femminile (vagina), ma può avvenire anche attraverso rapporti anali e, anche se più raramente, orali. In quest'ultimo caso l'infezione può colpire la bocca e la gola.

    Quali rischi comportano?

    Nella maggior parte dei casi la gravità di queste malattie non è superiore a quella delle comuni infezioni di cui ognuno di noi ha esperienza. La Candida e il Trichomonas, ad esempio, sono responsabili di banali infezioni dell'ultimo tratto delle vie genitali (vulviti, vaginiti nella donna; balaniti, uretriti nell'uomo), che il più delle volte guariscono con una semplice terapia locale (creme, ovuli). Alcune invece, come le infezioni da Chlamydia e la gonorrea, se non diagnosticate tempestivamente e curate in modo adeguato, possono interessare anche le parti alte dell'apparato genitale nella donna (utero, ovaie, tube) e i testicoli e la prostata nell'uomo. Nella donna la malattia infiammatoria pelvica (PID) ne rappresenta la conseguenza più grave e da una infezione non trattata può derivare infertilità.
    Virus come l'herpes genitale o il papillomavirus, oltre a causare un quadro clinico specifico, vengono chiamati in causa nell'insorgenza delle forme pre-tumorali e tumorali del collo dell'utero.
    Il virus responsabile dell'AIDS e i virus responsabili di alcune forme di epatite virale vengono inclusi in questo gruppo perché, oltre che attraverso il sangue, si trasmettono anche attraverso lo sperma e le secrezioni vaginali. E' noto tuttavia che provocano malattie gravi per le quali, nonostante importanti progressi, non si dispone ancora di terapie risolutive.

    Esistono persone con maggiore probabilità di contagiarsi?

    Chiunque abbia contatti sessuali può contrarre una malattia trasmessa per via sessuale. Anche un solo rapporto con una persona portatrice di una delle malattie menzionate è sufficiente a contagiare il partner. Ovviamente la probabilità di incontrare qualcuno affetto da una di queste infezioni sarà tanto maggiore quanto più elevato è il numero dei partner sessuali. Risultano pertanto a maggiore rischio le persone sessualmente attive, che hanno rapporti con partner diversi, soprattutto se occasionali.
    Anche un rapporto stabile può però nascondere delle insidie perché alcuni di questi germi possono essere presenti nell'organismo da molti mesi senza causare sintomi: il soggetto, non sapendo di essere ammalato, può trasmettere l'infezione al partner.

    Come accorgersi di aver contratto una malattia a trasmissione sessuale?

    In alcuni casi inizialmente possono non esservi sintomi o i disturbi possono essere lievi e indistinti tanto da rendere difficile la diagnosi.
    Altre volte i segni della malattia sono interni al nostro corpo e non possiamo vederli o sentirli.
    Nella maggior parte dei casi tuttavia vi sono segnali chiari che debbono indurre a consultare un medico. Fra questi la comparsa di perdite vaginali anormali (più abbondanti, maleodoranti, di diverso colore), secrezioni uretrali, prurito, bruciore o dolore associati alla minzione (atto di urinare) o durante i rapporti sessuali, piccole ulcere, vescicole o bolle nella zona genitale (nella vagina, sul pene o nella zona perianale).
    A seconda dell'infezione contratta, si avrà la presenza di uno o più di questi sintomi, la cui gravità può variare in base al tipo di malattia, ma anche alla tempestività con cui quest'ultima viene riconosciuta e affrontata.

    Cosa fare?

    E' importante rivolgersi al medico al primo sintomo o, anche in assenza di sintomi, quando si è avuto un rapporto sessuale con un partner che si sospetta possa essere affetto da qualcuna di queste malattie. Alternativamente si può contattare anche il Consultorio familiare di zona o uno specialista (ginecologo o dermatologo per la donna, urologo per l'uomo).
    Spesso un semplice colloquio o un rapido esame possono tranquillizzare.
    Se necessario, una terapia adatta potrà risolvere rapidamente il problema prima che questo diventi più grave o possa interessare altre persone. Tanto più precoce sarà il trattamento, laddove necessario, e tanto più rapida e semplice sarà la guarigione (ovviamente per le malattie per le quali esiste un trattamento efficace). I microrganismi responsabili di queste malattie sono diversi e diverse saranno pertanto anche le terapie: a volte basterà una semplice terapia locale, altre volte il trattamento dovrà essere più energico e coinvolgere anche il partner.
    La guarigione non conferisce l'immunità: aver avuto una o più di queste malattie non significa infatti non poterle contrarre nuovamente per cui in ogni caso occorre adottare adeguate forme di prevenzione.

    La prevenzione

    La prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale si attua innanzitutto utilizzando il preservativo. Anche le donne che utilizzano altri sistemi contraccettivi devono utilizzarlo. La pillola e la spirale, infatti, non eliminano il rischio del contagio, mentre il diaframma, coprendo il collo dell'utero, esercita solo un effetto protettivo parziale: protegge infatti dalle infezioni del tratto genitale superiore, ma non impedisce il contatto con la mucosa vaginale.
    L'igiene personale e di coppia è fondamentale: lavarsi accuratamente i genitali con un sapone acido, prima e dopo ogni rapporto sessuale, soprattutto in occasione di contatti anali o orali. Le lavande vaginali sono sconsigliate perché, eliminando le secrezioni vaginali, possono facilitare l'attecchimento delle infezioni. In condizioni normali la vagina possiede infatti efficaci meccanismi di autodetersione che rappresentano un vero e proprio ''sistema di difesa''. L'uso delle lavande interne va riservato a particolari situazioni individuate dal medico.
    È importante informare il proprio partner di una eventuale malattia, ma è altrettanto importante, per propria salvaguardia, non avere timore di chiedergli se a sua volta soffre o ha sofferto in passato di malattie a trasmissione sessuale.

    Il preservativo

    Rappresenta l'unico mezzo che consente un'adeguata forma di prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale, al di là del suo impiego come contraccettivo.
    Il preservativo va sempre utilizzato in caso di rapporti sessuali con partner occasionali o comunque con persone potenzialmente a rischio.
    Perché sia efficace è indispensabile che venga indossato prima che il pene entri a contatto con i genitali del partner; l'efficacia aumenta quando viene abbinato a prodotti spermicidi.
    È importante controllare sempre la data di scadenza del preservativo, che dovrebbe essere riportata non solo sulla scatola, ma anche sui singoli blister, in modo che sia sempre possibile verificarla anche dopo lo sconfezionamento.
    Anche il posto e il modo in cui il preservativo viene conservato è importante per non alterare il materiale di cui è fatto. È sbagliato ad esempio tenerlo nel cruscotto della macchina, dove d?estate il calore può danneggiarlo, o nelle tasche dei jeans che si indossano, dove può essere schiacciato o piegato.
    Solo la sua perfetta integrità ne garantisce infatti la massima efficacia, evitando che si rompa al momento dell'uso.
    Nel corso degli anni intorno ai preservativi si sono sviluppate forti resistenze psicologiche che rendono tutt'altro che diffusa l'abitudine a servirsene. Basterebbe però pensare che il loro impiego, al di là di evitare gravidanze indesiderate, può proteggere da malattie che nel migliore dei casi sono semplicemente fastidiose, ma che in altri possono rappresentare un grave rischio per la salute.


    CANDIDA

    Cos'è

    La candidosi è la più frequente infezione micotica (provocata cioè da funghi) che colpisce l'apparato genitale. E' un disturbo molto diffuso ed in progressivo aumento. Si stima infatti che circa il 75% delle donne manifesti questo disturbo almeno una volta nella vita; di queste, circa il 5% sviluppa una forma ricorrente.
    La Candida albicans, di per sé normale costituente della flora batterica vaginale, è la principale responsabile di tali infezioni, anche se sono in aumento le infezioni causate da altre specie di Candida (ad es. glabrata, tropicalis, parapsilosis) e le infezioni miste sostenute cioè da funghi e batteri contemporaneamente.

    Come si manifesta

    La forma acuta si manifesta in modo caratteristico con prurito vulvare, spesso associato a bruciore, infiammazione, e perdite non maleodoranti dal tipico aspetto ''a latte cagliato''. Quando si hanno almeno tre episodi acuti nell'anno si parla di candidosi ricorrente.

    Quali sono le cause

    Numerosi sono i fattori che possono favorire la proliferazione di questo microrganismo; ad esempio l'uso protratto di antibiotici a largo spettro, l'impiego di contraccettivi orali, estrogeni o di corticosteroidi. In caso di recidive andrà valutata la presenza di condizioni predisponenti, quali il diabete mellito o la gravidanza. Anche l'uso di biancheria intima troppo stretta o di nylon è stato messo in relazione con la comparsa di candidosi. Il ruolo della trasmissione per via sessuale, a differenza di altre infezioni vaginali (ad esempio la tricomoniasi) non è da ritenersi significativo.

    Cosa bisogna fare

    In presenza di sintomi che possano far pensare ad una infezione da Candida è opportuno rivolgersi al proprio medico (o eventualmente al ginecologo). Il ricorso all'autodiagnosi e all'''automedicazione'' può essere controproducente, perché l'uso di farmaci inappropriati può peggiorare la situazione e prolungare i tempi di guarigione, favorendo contemporaneamente la comparsa di recidive. Una volta valutati i sintomi e formulata la diagnosi di candidosi, il medico prescrive solitamente una terapia locale (con ovuli o creme vaginali) a base di antimicotici (clotrimazolo, miconazolo, econazolo, ecc.), da protrarsi per un periodo variabile da tre a sette giorni. Questo tipo di trattamento è altamente efficace nelle forme acute di candidosi. La terapia con antimicotici per via orale in genere è riservata alle persone che soffrono di episodi ricorrenti, ai casi in cui l?infezione risulti sostenuta da Candida non albicans e a quelle persone che non sono in grado di attuarle correttamente o che non accettano l'applicazione di ovuli o creme vaginali. Tanto più precoce sarà il trattamento, e tanto più rapida e semplice sarà la guarigione. Il trattamento farmacologico del partner non riduce le recidive e va perciò riservato solo ai casi sintomatici.

    Alcuni suggerimenti

    E' bene sottolineare l'importanza di seguire norme igieniche personali con finalità di prevenzione, ad esempio lavarsi accuratamente i genitali con un sapone acido, soprattutto in occasione di rapporti sessuali. Contrariamente a quanto si crede, l'uso di lavande intime è sconsigliato perché, eliminando o riducendo le secrezioni vaginali, alterano l'ambiente e possono facilitare l'attecchimento delle infezioni.

    HERPES GENITALE

    Cause

    L'infezione genitale è causata il più delle volte da un virus chiamato HSV-2. Anche il virus che provoca l'infezione delle labbra, chiamato HSV-1, può determinare - anche se più raramente - un'infezione genitale. L'herpes genitale è in netto aumento nel mondo industrializzato. Dopo essere entrato nel corpo, il virus può causare un primo episodio di malattia che di solito è il più forte e sparisce nel giro di 15 giorni. Il virus rimane poi nel corpo allo stato dormiente ma, nel 50-60% dei casi, può risvegliarsi periodicamente provocando sintomi simili alla prima volta anche se più lievi. Il risveglio del virus è provocato da stress, dalla febbre o può avvenire in seguito alle mestruazioni, a causa di altre infezioni, di esposizione alla luce solare e attraverso il trauma anche minimo provocato dai rapporti sessuali. Per fortuna la maggior parte delle persone infette non avranno mai una manifestazione clinica evidente: tuttavia, non essendo consapevoli di avere contratto l’infezione, possono diffonderla.

    Trasmissione

    Avviene sia tramite rapporti sessuale (vaginali, anali e orali) sia attraverso baci o carezze. Anche gli oggetti usati per il piacere sessuale e scambiati possono essere veicolo di infezione. Il virus può essere trasmesso al neonato durante il parto con conseguenze gravi. In una coppia in cui uno dei due partner è infetto, le probabilità di trasmissione sono circa del 12%. La contagiosità è massima durante le fasi sintomatiche e tende ad essere maggiore nel primo anno dopo l’infezione iniziale. La contagiosità è molto capricciosa e varia nel tempo: ci sono periodi in cui il virus viene eliminato sulla pelle e sulle mucose e periodi in cui è dormiente. Pertanto non si può escludere la presenza di momenti transitori di contagiosità tra due episodi acuti, anche se non ci sono sintomi o lesioni e l’individuo è in pieno benessere. Questo alternanza può durare tutta la vita. Le donne hanno un rischio di infettarsi triplo rispetto agli uomini.

    Sintomi e segni

    Uomo e donna: prurito e bruciore precedono la comparsa di vesciche tondeggianti nella zona genitale; rapidamente le vesciche si rompono lasciando il posto a piccole ulcere superficiali dolorose. In seguito compaiono croste bruno-giallastre destinate a sparire in pochi giorni. La prima volta si gonfiano anche i tessuti genitali con perdite uretrali, vaginali o anali. Si gonfiano anche le ghiandole della zona inguinale, che diventano dolenti. La prima infezione può essere accompagnata da febbre, mal di testa, dolori articolari e - raramente - da complicanze come impossibilità ad urinare, costipazione, irritazione nervosa ed in casi rarissimi meningite (il cui tasso di mortalità è elevato). Gli episodi successivi sono invece molto più blandi ma sempre mal tollerati a causa dell’irritazione locale. Se l'infezione coinvolge l’ano si possono avere dolori anali, perdite e sanguinamento modesto.

    Complicanze

    In rari casi si possono avere meningite o encefalite. Il ruolo dell’herpes come fattore di predisposizione del cancro del collo dell’utero è controverso. Talora l’infezione erpetica cronica è accompagnata da ansia, depressione e difficoltà emotive come conseguenza degli episodi di malattia e può essere opportuno un supporto psicologico.

    Cosa succede in gravidanza?

    In caso di episodio acuto durante il parto, il rischio di trasmissione al neonato varia dal 20 al 50%; è quindi meglio procedere al taglio cesareo. In assenza di sintomi invece il rischio di trasmettere l’herpes al neonato durante il parto è molto basso (0,3-1,4%). Vista la complessità della materia, le donne in gravidanza che soffrono di episodi erpetici genitali devono avvisare il medico perché necessitano di attenzioni sanitarie particolari. Non bisogna però drammatizzare: al mondo ci sono milioni di bambini sani nati da donne che soffrono di herpes genitale. Il problema riguarda le donne che non sanno di essere state infettate.

    Herpes genitale e HIV

    Chi ha l'herpes genitale rischia 7 volte di più di contrarre il virus dell'HIV se ha rapporti non protetti con una persona sieropositiva durante un episodio erpetico.

    Diagnosi e cura

    La diagnosi basata sull'osservazione può essere confermata da esami eseguibili presso centri specializzati. Per stabilire se una persona è già stata esposta al virus è possibile eseguire un test di sangue per la ricerca degli anticorpi specifici. Attenzione: non tutti i test sono utili, quindi affidatevi al medico e accertatevi con lui che il laboratorio sia affidabile.
    Non esiste una cura che debelli definitivamente questo virus. A seconda della situazione, il medico potrà decidere se e come usare farmaci antivirali. L’efficacia delle cure locali con creme antivirali non è mai stata stabilita scientificamente. Localmente possono essere utili bagni con acqua leggermente salata, oppure acqua contenente un infuso di tè. Anche mettere del ghiaccio avvolto in un panno può dare sollievo, così come le sostanze che “asciugano” le lesioni, come l’amido di mais o l’alcol (che però è estremamente doloroso!). In casi gravi, come in occasione dell primo episodio, possono essere utili antidolorifici su prescrizione medica.

    Che fare con il/i partner?

    Ogni persona con herpes e ogni coppia coinvolta in questo problema deve prendere serenamente la decisione di che cosa fare se uno dei due è infetto e l’altro no. Il primo passo è quindi sottoporsi ad un esame del sangue che stabilisca se si è venuti in contatto con il virus: in attesa dei risultati usare sempre il preservativo. Se entrambi i partner sono già positivi per gli anticorpi specifici anti HSV-2, non ci sono preacauzioni da prendere. Se invece uno dei partner è positivo e l’altro no è sicuramente meglio astenersi dal sesso durante gli episodi acuti. E’ la coppia che deve decidere se usare o meno il preservativo quando il partner infetto non ha sintomi. La serenità è un fattore chiave per evitare le recidive e il fatto che uno dei partner sia infetto non dovrebbe diventare un dramma giornaliero: in questi casi meglio chiedere aiuto allo psicologo.

    Prevenzione

    Non è sicuro avere rapporti sessuali quando sono presenti vesciche sui genitali. L'uso del preservativo riduce di oltre il 50% il rischio di contagio nei periodi in cui c'è l’eliminazione del virus dalla pelle ma non ci sono manifestazioni acute. Anche i DAM aiutano nel prevenire l’infezione, pur non essendo stata stabilita la percentuale di efficacia. La prevenzione dell’infezione da madre infetta al nascituro è un argomento specialistico che va discusso con il ginecologo. In linea generale il taglio cesareo è una ottima arma di prevenzione.



    LA SIFILIDE

    Sintomi ed evoluzione della malattia

    Causata da un batterio, il Treponema pallidum , si evolve in tre fasi:

    SIFILIDE PRIMARIA

    Periodo di incubazione 2/6 settimane. Compare in sede genitale (nell'uomo nel solco balano-prepuziale o sul prepuzio; nelle femmine sulle grandi labbra o piccole labbra e nel fornice ) il "sifiloma", cioè un nodulo eroso in superficie nella sua parte centrale e che guarisce spontaneamente.

    Nelle vicinanze si sviluppa un gonfiore alle ghiandole linfatiche, mentre il sifiloma cicatrizza lentamente in circa un mese.

    SIFILIDE SECONDARIA

    Quando il sifiloma è cicatrizzato, si sviluppa il secondo stadio della malattia con febbre, eruzione cutanea generalizzata (sifilodermi eritematosi - rosolea), infiammazione alla gola e gonfiore alle ghiandole linfatiche in tutto il corpo. In rari casi l'infiammazione provoca meningite Segue una fase di latenza clinica che in un terzo dei casi determina la guarigione spontanea, dimostrata dalla negativizzazione di quei test seriologici che si erano positivizzati durante la prima fase, in un terzo dei casi rimane asintomatica anche se non si verifica tale negativizzazione, ad indicare che il " Treponema pallidum" è sempre presente nell'organismo. Nel rimanente terzo dei casi si manifestano le lesioni cliniche della lue terziaria, oggi per fortuna estremamente rare grazie alla terapia antibiotica.

    SIFILIDE TERZIARIA

    In assenza di cure, dopo alcuni mesi, o anche anni (fino a 25) dalle manifestazioni della sifilide secondaria, appare la lesione sifilitica terziaria. Le lesioni terziarie attaccano le valvole cardiache e indeboliscono le pareti dei vasi sanguigni principali. L'infezione attacca anche il cervello e il midollo spinale causando alienazione mentale con paralisi generalizzata o perdita della coordinazione muscolare. In effetti però la sifilide terziaria può colpire tutti gli organi ed apparati e quindi causare un quadro clinico polimorfo.

    Terapia

    Nella sifilide recente la terapia antibiotica è quella oggi elettiva e l'antibiotico di prima scelta è la benzilpenicillina. Il trattamento porta ad una guarigione completa ed alla negativizzazione dei test sierologici. E' bene comunque dopo la cura effettuare costanti controlli fino alla certezza che l'infezione sia veramente eliminata. Se necessario si replica il trattamento. Nella sifilide latente lo schema del trattamento è identico. In caso di recidive, la prognosi è più severa e la terapia va ripetuta con dosi più elevate e per un periodo più lungo. La terapia della sifilide tardiva dà risultati meno soddisfacenti. Purtroppo la penicillina è in grado solamente di eliminare l'infezione, non i danni che si possono essere gia verificati nelle valvole cardiache, nei nervi e in tutti gli altri organi.

    Il batterio Treponema pallidum

    L'infezione è causata da un batterio, il Treponema pallidum, spirochete della lunghezza di 6-15 micron. Si tratta di batteri spiraliformi, lunghi bastoncini incurvati a forma elicoidale molto mobili e flessibili.

    Prevenzione

    Circa un terzo delle persone che hanno rapporti con soggetti che hanno manifestazioni contagiose in atto (sifilide primaria, secondaria e latente iniziale), possono essere infettati. Anche in questo caso prevenzione significa affrontare le relazioni sessuali con responsabilità: limitare il numero di partners, utilizzare profilattici e, se si ritiene di essere infettati, evitare contatti sessuali fino alla completa guarigione.

    Sifilide congenita

    Si parla di sifilide congenita nel caso di trasmissione della malattia durante la gravidanza al feto (normalmente attraverso la placenta) o, più raramente, attraverso contatto con lesioni infette durante il passaggio nel canale del parto, oppure con lesioni del capezzolo durante l'allattamento. L'infezione del feto può avvenire ad ogni stadio della gravidanza e in qualunque fase dell'infezione materna e avviene in assenza di terapia nel caso di madre affetta da sifilide primaria o secondaria, scende al 40% durante lo stadio di latenza precoce e al 6-14% durante lo stadio latente tardivo. Con un'infezione precoce e in assenza di terapia si possono verificare aborto, nascita di un feto morto, parto prematuro. Alla nascita l'infezione può essere clinicamente manifesta o silente (fino al 50% dei casi); se non trattata i sintomi possono manifestarsi dopo mesi o anni. Anche in questo caso la terapia di elezione è la penicillina, alla stessa stregua delle pazienti non gravide.



    CHLAMYDIA

    Nonostante la Chlamydia sia una delle malattie sessualmente trasmissibili più diffuse, molta gente non ne conosce neanche il nome: si tratta di un'infezione dovuta ad un batterio, la Chlamydia Trachomatis. Due circostanze sono particolarmente preoccupanti:

    circa il 70% delle donne che ne sono affette non lo sanno per mancanza di sintomi
    la presenza di chlamydia è più alta tra le femmine sessualmente attive con meno di 20 anni
    Eppure basterebbe una breve cura antibiotica per debellarla...

    Sintomi

    I primi sintomi sono un certo bruciore quando si urina. Si manifestano da una a tre settimane dopo l'esposizione e possono essere molto lievi. Nel 75% dei casi per le donne e nel 50% dei casi per gli uomini l'infezione è addirittura asintomatica , per cui la malattia è diagnosticata per le complicanze che sviluppa.

    Nelle femmine è responsabile di cerviciti , malattie infiammatorie pelviche (PID - Pelvic Inflammatory Disease ) e salpingite (infiammazione delle tube di Fallopio ).
    Le infiammazioni pelviche si diffondono dal tratto genitale inferiore coinvolgendo prima le tube di Fallopio e poi le ovaie. La conseguenza dell'infiammazione è spesso la sterilità . I sintomi hanno inizio con dolore addominale, accompagnato da stanchezza, brividi e febbre bassa. In seguito compare un dolore localizzato. Durante una gravidanza

    Nei maschi provoca uretriti e epididimiti . L'uretrite è l'infiammazione dell'uretra (il dotto che porta l'urina dalla vescica all'esterno del corpo), mentre l'epididimite è l'infiammazione dell'epididimo.

    In caso di rapporti anali può causare proctiti , infiammazioni della regione ano-rettale.

    Trascurare questa infiammazione può essere causa di infertilità: nelle donne l'azione del batterio distrugge le tube e nell'uomo porta all'occlusione dei deferenti.

    Il batterio Chlamydia Trachomatis

    Il termine Chlamydia è derivato dal greco chlamys , "spalle coperte da un mantello ", e descrive il meccanismo di inclusione nel citoplasma della cellula da parte del batterio che "ricopre" il nucleo della cellula infettata. E' un parassita intracellulare che colpisce esclusivamente gli umani e fu isolato per la prima volta nel 1963 come batterio, mentre precedentemente si pensava fosse un virus.

    Diagnosi

    L'infezione da Clamidia può facilmente essere confusa con la gonorrea perché i primi sintomi sono analoghi e spesso si trasmettono insieme. Il metodo di diagnosi più affidabile consiste nel prendere un campione delle secrezioni dall'area genitale del paziente e farlo quindi sviluppare in un tessuto di coltura specifico in laboratorio, per analizzarlo poi in seguito. Le colture uretrali e della cervice hanno una sensibilità del 70-90% e una specificità del 100%. In effetti, questi esami, oltre ad avere un grado di specificità variabile, sono costosi e richiedono un'attesa di 3-7 giorni per ottenere dei risultati. Inoltre, per eseguire gli esami colturali negli uomini bisogna prelevare i campioni tramite il tampone uretrale, procedura inaccettabile per molti individui asintomatici. Attualmente sono disponibili diversi test non colturali che hanno diversi vantaggi, tra cui l'essere di più facile e rapida esecuzione ed elaborazione, meno costosi e più facilmente disponibili.

    Terapia

    Una cura antibiotica con azitromicina o doxiciclina è la cura più comune. Come effetti collaterali si possono avere diarrea, nausea, dolori addominali e vomito. In alternativa, possono essere utilizzati altri antibiotici (come, ad esempio, tetracicline ed eritromicine ).

    Prevenzione

    Si può trasmettere o prendere la Chlamydia attraverso rapporti vaginali o anali non protetti. Prevenzione significa affrontare le relazioni sessuali con responsabilità: limitare il numero di partners, utilizzare profilattici e, se si ritiene di essere infettati, evitare contatti sessuali fino alla completa guarigione.
     
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