Piercing agli organi genitali maschili e femminili

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    In questi ultimi anni sembra diventato molto di moda farsi un piercing agli organi genitali.

    Molti fanno questa scelta per ragioni puramente estetiche/decorative, altri perché ritengono di aumentare così il piacere sessuale, proprio e del/della partner, ed altri ancora lo fanno in quanto membri di una comunità BDSM, dove si svolgono pratiche sessuali sado-masochiste.

    Per alcune donne mettere dei gioielli in parti tanto intime del corpo può essere un modo non solo per decorare, ma anche per celebrare, per impreziosire i propri organi genitali, che nella cultura occidentale non sono mai eccessivamente valorizzati. Gli uomini che si fanno il piercing genitale invece perseguono sen’altro anch’essi uno scopo decorativo, ma soprattutto la loro motivazione è quella di migliorare le prestazioni sessuali e le sensazioni che da esse derivano, sia proprie, sia nel/nella partner.

    Questa scelta viene inoltre fatta, da uomini e donne, per segnare un passaggio fra un tipo di vita e un’altra, con un qualcosa di evidente quanto segreto, da mostrare solo alle persone veramente intime.

    Nella letteratura scientifica non è affatto provato che questi piercing aumentino realmente il piacere sessuale, mentre è certo che essi possono produrre seri problemi alla salute, specie se non sono fatti adeguatamente, seguendo le regole di igiene e profilassi. Possono infatti verificarsi infezioni genitali, ma ancor più grave è la possibile trasmissione, attraverso questi particolarissimi “gioielli”, di virus, come l’epatite B e C, il tetano o l’AIDS, oppure la produzione di sanguinamenti, rossori, gonfiori, dolori locali, cicatrici, traumi nei tessuti. Nelle donne il piercing genitale può produrre problemi al momento del parto.

    In Italia non vi sono leggi in proposito, ma in molti Paesi si sta cercando di correre ai ripari per impedire la diffusione incontrollata di queste vere e proprie mutilazioni genitali. In questi giorni ad esempio in Danimarca il Danish Council of Ethics ha proposto che solo i maggiori di 18 anni possano farsi mettere un piercing nelle zone intime. La richiesta è motivata dal fatto che occorre avere sufficienti esperienze, anche sessuali, prima di decidere per un piercing al petto o ai genitali.

    Questi ornamenti, sia chiaro, non sono un fatto recente, una moda della nostra epoca: essi sono infatti di origine tribale ed hanno la stessa origine delle mutilazioni genitali femminili.
    L’Ampallang ad esempio è un rito di iniziazione in Oceania e consiste nell’introduzione di una barretta che trapassa il glande del pene in senso orizzontale.
    L’Apadravya (praticato nel Sud dell’India) perfora invece verticalmente la base del glande. Descritta anche nel Kama Sutra, questa pratica può produrre delle severe emorragie che, se non trattate, conducono alla morte.
    Il più conosciuto dei piercing penieni è il “Prince Albert” (dal nome del marito della regina Vittoria), anello che passa attraverso l’uretra ed esce accanto al frenulo, sotto il glande. Questo anello, si dice, permetteva al principe di assicurare il pene ad un apposito gancio nei pantaloni, per evitare di creare antiestetici gonfiori sui suoi pantaloni leggeri… Esso si è diffuso nella comunità gay ed è ora il più conosciuto e praticato piercing genitale maschile.
    Dydoes: si mette un barbell (o barretta) attraverso il bordo della base del glande. Questo sembra sia il piercing più doloroso di tutti
    Frenulum: generalmente si tratta di una barretta o di un anello, messo alla base del glande.
    Guiche: si mettono uno o più anelli o barrette sulla parte che si trova tra lo scroto e l’ano.
    Hafada: piercing multipli sullo scroto. L’Hafada è un rito arabo di iniziazione degli adolescenti alla vita adulta.
    I piercing femminili più conosciuti sono l’Hood, ovvero dei piercing posti sul cappuccio che ricopre il clitoride.
    Clitoris: Un anello o una sbarra che attraversa il clitoride.
    Inner Labia e Outer Labia: si mettono uno o più anelli sulle piccole e grandi labbra.

    Il piercing è spesso visto come forma di libertà sessuale. Esso, per chi lo apprezza, esprime una identità sessuale, è prova di maturità, di coraggio, di superamento dei propri limiti.

    Per riprendere l’attività sessuale dopo uno di questi piercing occorre attendere uno o due mesi. E’ sempre necessario curare l’igiene ed evitare, specie all’inizio, dei movimenti troppo bruschi.

    E’ inoltre consigliato l’utilizzo del preservativo e di lubrificanti a base acquosa
     
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